SONO nata a Roma sotto il segno del blues, il 3 ottobre, la sera prima del giorno che morì a Los Angeles Janis Joplin… Festeggio il mio compleanno ogni anno con Steve Ray Vaughan e Albert Collins ad un party tra l’inferno e il paradiso …”. Così si presenta Francesca, una cantante blues straordinaria. Erano i primi anni ’80 quando lei ancora bambina ascoltando una canzone dei Beatles gridò: ” Mamma, mamma senti questo gruppo sono bravissimi…diventeranno famosi!”. Dopo qualche anno andò con la sua famiglia in vacanza a Londra, aveva 13 anni scappò dall’albergo insieme alla sorella Bianka per andare a vedere le strisce d’Abbey Road e se incontrava qualcuno dei Beatles. La casa di Paul McCartney si trovava proprio lì, e non c’era nessuno, Francesca scavalca il cancello ed entra nel giardino, c’era un gazebo di vetro lo apre ed entra, c’erano degli scatoloni pieni di roba con dentro un’agenda rossa. “L’ho presa come souvenir, a quei tempi non capivo il valore dell’oggetto, pensavo che non dovesse servire più visto che era del 1970! L’anno dello scioglimento dei Beatles e dentro c’erano scritte delle informazioni preziose da un punto di vista storico, sono stata la prima a scoprire il vero motivo dello scioglimento dei Beatles!” Questo è solo uno, dei tanti episodi della vita di questa cantante che ha come migliori amiche le sue chitarre. “Ne ho sette e le chiamo per nome: 1 Sally, la bionda Fender telecaster, 2 Rossy, la resofonica elettrica di liuteria artigianale (Gargiulo Guitars), 3. Bianca, la Epiphone color avorio modello casino semiacustica, 4 Marta la martin D 28, 5 Debora la Dobro (resofonica acustica) new entry, 6 Gabriele l’ukulele, ne ho due, il soprano di legno e l’altro di metallo, la 7 si chiama Ugo!”. Alla fine mi saluta dicendomi:“ Tu dirai ma che c’entra ‘na romana con il blues…?! Ma cosa te credi che sia il famoso stornello romano … è blues!”.
di Francesco Apolloni

La "più bella speranza" del blues made in Italy, cantante grintosa e chitarrista di ottima scuola , è l'unica donna realmente emergente nel panorama del blues italiano.Qualcuno la paragona a Bonnie Raitt, ma chi l'ha ascoltata in concerto sa che la De Fazi ha talento da vendere e la determinazione per farsi strada. E il suo crescente successo, sancito dal primo album live "Blues Dues" condensato di sue composizioni originali e modelli intramontabili come Janis Joplin e Jimi Hendrix, è il giusto premio dopo anni di esibizioni che ne hanno affinato il repertorio e lo stile.

Non pensate al blues solo come a un grido di dolore: il blues è energia, anima, dolcezza, ironia, asprezza, e se ne volete un ottimo esempio ve lo dimostra nei suoi dischi e soprattutto nei suoi concerti Francesca De Fazi, la migliore bluesgirl italiana e probabilmente europea. Ha una splendida voce, al tempo stesso intensa, roca, gioiosa, incazzata e tenera, suona chitarra acustica e elettrica, slide guitar e dobro alla grande (dipenderà dal fatto che compie gli anni lo stesso giorno di Stevie Ray Vaughan, il 3 ottobre?), è cresciuta amando Janis Joplin , e nei suoi concerti propone un repertorio di classici e brani firmati da lei, come il bellissimo Ache in My Heart. Chi è Francesca? Ha cominciato a suonare la chitarra a 9 anni, è cresciuta con il blues di Steve Ray Vaughan e Albert Collins, con la musica dei Beatles, di B.B. King, di Jimi Hendrix, dei Police, e chi più ne ha più ne metta, ha fatto la dovuta gavetta in Inghilterra e negli Stati Uniti cantando e suonando chitarra elettrica e slide guitar nei club londinesi e californiani, si è innamorata del rhythm & blues, ha partecipato a diversi festival, da Pistoia Blues in poi, in club come il Big Mama, e molti la considerano l'unica vera rivelazione del blues made in Itlay. E ancora: è giovane, carina, oltre alla voce e alla bravura di chitarrista ha tanta energia...non è affatto difficile innamorarsi del suo modo di cantare: se vi ci abituate la maggior parte delle altre voci vi sembrerà subito molto meno intrigante.
F. Zampa - Il Messaggero

"la blueswoman romana non si risparmia nemmeno per un attimo alternandosi alla grande alla chitarra, al dobro e all'ukulele. Il repertorio oltre ad alcune incursioni nel suo repertorio personale, ha protagonisti alcuni grandi estratti dal disco One Woman Band come la magnifica Me And My Chauffeur di Memphis Minnie, Love Me Two Times, dei Doors, ma sopratutto brani non presenti in quel disco come la magnifica riscrittura di Mercedes Benz dal repertorio di Janis Joplin. La parte più emozionante del concerto, è sicuramente quella in cui la De Fazi si esibisce all'ukulele, regalando perle di rara intensità emotiva come una "per niente improvvisata" Something di George Harrison, a conferma del suo stretto legame artistico con la musica dei Fab Four. Alla fine del concerto, richiamata dal pubblico, Francesca ha regalato anche alcuni sospriati bis, che hanno suggellato una serata magnifica all'insegna del grande blues. Che dire la ragazza cattiva che aveva stregato l'House Of Blues, ha stregato anche Caserta. C'era da stupirsi?"
Salvatore Esposito - www.highwayofdiamonds.135.it

Sul palco Francesca De Fazi è una forza della natura, sia da sola, sia supportata dalla band; le doti chitarristiche non si discutono, e la voce arriva direttamente dall'anima, sincera, calda, da vera blues-woman. E' così che, ascolto dopo ascolto, sono i pezzi autografi ad uscire con prepotenza: "Paula", "Circe Of Love", la lunga "S. Francisco '68" ("…Lovin people on the street, Livin in rocking harmony, Cause you know I feel that way, S.Francisco '68…"), "Flowers On The Stage" ("…Don't you know, after all, I'm a woman And I've got any kind of fears, Under these tears of rage…"), la scatenata "Everywhere I Go, Ache In My Heart" ("…Oh darling I wish I could climb the highest mountain, So high to touch the moon and the sun in the sky, So far is my favourite star, Shining warm and so bright in your eyes…")
Luca Vitali - www.blackdiamondbay.it

All'uscita del locale, si faceva fatica a ricordare di essere a Roma: tale atmosfera Blues si è respirata al Bebop, che ci si aspettava di uscire su una strada di Memphis o di Chicago... Francesca De Fazi si vede che prima di essere un'artista è un'appassionata. E questo non è un bene ma uno "stra-bene". Infatti si libera dell'egocentrismo tipico delle cantante solistiche, e regala il suo corpo e la sua anima alla storia di una musica che prima di tutto è stato d'animo, e va vissuto da dentro... E col suo dobro e la sua chitara acustica, e col suo bottleneck, ha proiettato l'immagine di sé sul Delta del Mississippi, tra i suoi sterminati campi e i suoi inconfondibili colori.....Francesca De Fazi si congeda quindi con entusiasmo da parte di tutti, con la certezza che il suo concerto ha avuto per lunghi tratti un valore assoluto, e che l'artista ha la forza, la passione, le competenze, la tecnica e la bravura per esibirsi su grandi palchi nazionali.
Federico Armeni - Livecity

Il blues al femminile, un concentrato di anima e corpo spinti alla massima potenza, tecnica chitarristica indiscussa e vocalità fuori dal comune. Grande presenza scenica da consumata performer, ci incanta incrociando tra le blues woman capostipite Janis Joplin e Bonnie Raitt, dalle quali attinge le origini vocali dalla prima e quelle chitarristiche dalla seconda. Una personalità dirompente e coinvolgente allo stesso tempo , penetranti sonorità metalliche di un dobro magistralmente stregato da una tecnica slide non comune, e voce , una grande voce profonda e calda che ci rimanda alla mente quelle lunghe polverose strade del blues tanto citate e tanto dannate dai più osannati profeti della cosidetta musica del diavolo, Robert Johnson , Charly Patton , Lightin Hopkins e quanti altri ancora... polvere da ministrel show, da barrelhouse, da juke joint del sud piu profondo degli States , Lousiana , Tennesse, Mississipi.......Francesca De Fazi la "cosa" piu' bella del blues italiano ed europeo...

   
 
Foto di Francesco Desmaele